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Utilizzo dell’ossido di zinco in allevamento: i pro e i contro

Molto spesso si è discusso dell’impatto ambientale degli allevamenti: l’ossido di zinco rientra certamente tra i contaminanti che più di frequente sono stati rinvenuti nei terreni e che costituiscono un problema per la vegetazione e la fauna selvatiche. In questo articolo vi forniremo delle conoscenze di base sull’argomento.

Perché viene utilizzato?

L’ossido di zinco è una sostanza farmacologicamente attiva che viene somministrata nei suinetti a scopo terapeutico e/o profilattico contro la diarrea. I due momenti più delicati e stressanti nel ciclo produttivo risultano essere lo svezzamento e la “messa a terra“, ovvero l’ingresso nella fase di ingrasso; sono proprio queste due fasi quelle in cui si manifesta il maggior numero di casi di enteriti e diarree. Nel primo caso, i suinetti devono adattarsi a una alimentazione solida, meno appetibile rispetto al latte materno, e pertanto non è raro che all’inizio attraversino una fase di anoressia, durante la quale si rifiutano di mangiare. Questo comportamento fa sì che l’animale entri in una fase di bilancio energetico negativo, il che rappresenta un fattore di stress e determina una serie di alterazioni a livello intestinale:

  • Rallentamento dello sviluppo dell’apparato digerente
  • Compromissione dell’integrità della mucosa intestinale
  • Maggiore suscettibilità a infezioni batteriche
  • Riduzione dell’altezza dei villi intestinali
  • Aumentata permeabilità degli enterociti.

Tutte queste problematiche sfociano spesso in una enterite (infiammazione dell’intestino) che ha come sintomo più evidente la diarrea, molto pericolosa in animali così giovani. Al cambio di dieta e alle conseguenze che implica, va poi aggiunto l’allontanamento dalla madre e l’ingresso in un nuovo gruppo di animali conspecifici che devono riorganizzarsi in una nuova gerarchia. Una situazione analoga si presenta anche nella messa a terra, altra fase in cui gli animali devono affrontare un cambio di alimentazione e l’ingresso in gruppi nuovi.

Come agisce l’ossido di zinco?

L’ossido di zinco ha un potente effetto antimicrobico e può rappresentare una valida alternativa agli antibiotici. La diarrea post-svezzamento nei suinetti è un problema multifattoriale, spesso legato all’azione di Escherichia coli, Serpulina hyodisenteriae (responsabile della produzione di emolisina) e Lawsonia intracellularis. Ebbene, come riportato in uno studio del 2007, l’aggiunta alla dieta di 3000 mg di ZnO/kg di alimento sembra infatti in grado di diminuire la prevalenza di infezioni da E. coli, mentre con il solfato di zinco è persino possibile arrestare la sintesi di emolisina da parte di S. hyodisenteriae. L’impiego dell’ossido di zinco a scopo profilattico permette di ridurre il fenomeno della diarrea post-svezzamento nei suino dal 24% al 6%, mentre all’uso degli antibiotici è stato associato un calo più marginale.

Ma non finisce qui: parte dello zinco può essere assorbito a livello intestinale ed essere utilizzato dall’organismo per espletare diverse funzioni di notevole importanza, come per esempio l’espressione dei geni, la stabilizzazione delle membrane biologiche e del citoscheletro e della struttura di alcuni ormoni, come l’insulina. Inoltre, lo zinco interviene nella maggior parte dei processi metabolici fondamentali e agisce come catalizzatore in oltre 300 reazioni enzimatiche. Inoltre, molti studi hanno evidenziato come questo nutriente stimoli l’assunzione di alimento e quindi incrementi le performance di crescita.

Ma allora dov’è il problema?

Semplice, molto dello zinco somministrato a dosi farmaceutiche è eliminato con le feci, come riportato nella seguente tabella:

FONTE: Zinco Ossido: un’interessante alternativa
in suinicoltura
, F. Quintavalla et al. Large Animal Review 2007; 13: 21-26

Lo zinco, una volta disperso in ambiente attraverso i liquami, causa diversi problemi sia alla vegetazione sia alla fauna selvatiche. Spesso si accumula in ambienti acquatici e viene assunto dagli organismi che vi abitano; grazie alla catena alimentare, finisce per dare luogo a dei fenomeni di biomagnificazione (fenomeno per cui i livelli di una sostanza chimica aumentano all’interno di una catena trofica in relazione alla predazione, così che il predatore ne contenta quantità superiore rispetto alla sua preda) e a dare luogo a fenomeni di tossicità. Elevati livelli di zinco possono infatti inibire l’assorbimento del ferro e del rame, provocandone una carenza.

Una ricerca innovativa

Negli ultimi anni la zootecnia sta puntando allo sviluppo di produzioni più sostenibili per l’ambiente e per gli stessi animali, senza però venire meno alle richieste dei consumatori. In aggiunta, si pone con sempre maggiore urgenza il problema dell’antibiotico-resistenza, il quale rende necessario trovare alternative all’utilizzo degli antimicrobici. Secondo gli esperti, l’impiego dell’ossido di zinco rappresenta una risorsa troppo importante per essere abbandonata e, per tale ragione, numerosi sono gli studi finalizzati a ridurne l’impatto ambientale. In particolare, l’obiettivo è incrementare la biodisponibilità di questi nutrienti, così da poterne ridurre i livelli di somministrazione e, dunque, gli output nell’ambiente.

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