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Petfood: i segreti dell’etichetta

Crocchette premium, superpremium, basic e ancora tutti i gusti del mondo: pollo e riso, agnello, cervo, pesce…Come orientarsi tra queste infinite opzioni per il cibo dei nostri pet? Come confrontare due prodotti e capire il più adatto? Il proprietario che non ricorre ad una dieta casalinga per il proprio pet si ritrova davanti ad una miriade di prodotti diversi tra loro, ma spesso i termini utilizzati possono confondere e un prodotto di qualità inferiore può spuntarla su uno di qualità superiore. In questo articolo sveliamo alcuni segreti dell’etichetta del petfood in modo da fornire qualche utile consiglio su come orientarsi negli acquisti.

Cosa troviamo in etichetta?

Secondo il Reg. CE n. 767/2009 per “Immissione in commercio ed uso dei mangimi” sull’etichetta del petfood è obbligatorio indicare:

  • Nome della marca
  • Nome del prodotto
  • Tipologia di prodotto (alimento completo/complementare)
  • Ingrediente(i) in ordine decrescente di importanza ponderale
  • Dichiarazioni analitiche (% proteine grezze, lipidi, fibra, ceneri, additivi)
  • Data di scadenza
  • Suggerimenti per l’uso (dose, tenore massimo se previsto, specie/fase della vita dell’animale di destinazione)
  • Peso
  • Dati del produttore (indirizzo stabilimento, numero di registrazione ecc)

L’etichettatura e la presentazione del prodotto non devono indurre in errore l’utilizzatore. Nelle dichiarazioni analitiche non tutti i parametri sono presenti, perché non obbligatori sull’etichetta dei mangimi, ma possiamo calcolarli: i carboidrati si calcolano per differenza e l’umidità per gli alimenti secchi è circa l’8%.

I carboidrati non sono essenziali nella dieta dei pet e non esistono fabbisogni definiti. Sia il cane che il gatto, infatti, sono in grado di mantenere i livelli di glicemia grazie all’ossidazione degli aminoacidi che ricavano dalle proteine. Il cane, tuttavia, si è adattato nel tempo a consumare carboidrati (produce amilasi) e questi sono contenuti negli alimenti secchi intorno al 35-55%. Negli alimenti secchi per gatti, invece, la quota non supera il 40%. Una condizione essenziale per una corretta digestione degli amidi è un’adeguata cottura. Amidi poco cotti, infatti, possono causare intolleranze digestive.

Proteine sì, ma quali?

Le fonti proteiche nel petfood sono principalmente di origine animale. L’industria del petfood è lo sbocco principale per tutti i sottoprodotti della macellazione e dell’industria ittica che non vengono utilizzati per l’alimentazione umana per assenza di un valore commerciale. Tutti i prodotti utilizzati devono però provenire da animali che erano stati ammessi per il consumo umano. Come fonte proteica sono utilizzate anche le uova e i loro sottoprodotti.

In etichetta si può scegliere di indicare i singoli ingredienti oppure usare solamente termini più generici come “carne”, “carni e derivati”, “derivati della carne”, “sottoprodotti di origine animale”. Ma quali sono le differenze?

Per “carne” si intendono tutte le parti commestibili dell’animale (riferite all’uomo). È compreso il sangue, mentre non lo sono le unghie, gli zoccoli, i peli e le ossa. Il termine “carne e derivati” include tutti i sottoprodotti della macellazione di animali a sangue caldo che possono essere sia freschi che conservati (tramite refrigerazione o congelamento). Non sono compresi tutti i prodotti che hanno subito delle trasformazioni, ad esempio la cottura o la disidratazione. A questo punto si parla di derivati della carne o derivati dei sottoprodotti della carne. I prodotti che contengono “derivati della carne”, invece, possono contenere prodotti trasformati e anche parti dell’animale non commestibili per l’uomo. Per “sottoprodotti di origine animale” si intendono tutti i prodotti di origine animale (compresi ovuli, embrioni e sperma) non destinati al consumo umano secondo il Reg CE 1069/2009.

In etichetta l’indicazione “carne” può non essere accompagnata dall’indicazione della specie da cui deriva, però in questo caso deve essere per forza bovina, ovi-caprina o suina. Se proviene da altre specie, invece, deve essere riportato (es. pollo, cervo, bufalo, struzzo). La stessa cosa vale per i sottoprodotti.

Accanto alle fonti proteiche di origine animale ci sono anche prodotti vegetali, come il concentrato proteico di soia, concentrato di mais e altre fonti vegetali.

Categorie petfood e formula aperta Vs formula chiusa

I dettagli presenti nell’elenco degli ingredienti permettono di avere un’idea della qualità del prodotto. Possiamo distinguere alimenti a formula fissa e alimenti a formula aperta. La formula chiusa è in genere  garanzia di qualità e di stabilità nutrizionale in quanto prevede che vengano specificate le percentuali delle varie fonti utilizzate ad esempio: Tonno (20 %), Salmone (10%), riso (4%), ortaggi, oli e grassi, sostanze minerali… Un alimento a formula aperta invece non specifica le percentuali ma indica solo la categoria e a volte la specie animale; tutto questo implica una incostanza nella composizione del prodotto, l’utilizzo di diverse qualità e differenti specie (elevata variabilità).

Può capitare di trovare dei prodotti con la dicitura premium o superpremium, purtroppo non è una definizione legale ma di solito implica: una dieta completa e bilanciata, l’uso di formule chiuse, buona qualità, controlli e possibile presenza di ingredienti con chiari benefici, ma non c’è una regolamentazione. Questi prodotti possono presentare costi più elevati ed essere venduti solo in strutture specializzate.

Sull’etichetta, inoltre, al posto delle percentuali, possono anche esserci i cosiddetti “claim” o allegazioni di contenuto che fanno riferimento alla presenza, o ad un alto o ad un basso tenore di inclusione di un particolare componente del mangime (es pollo):

  • Aromatizzato al pollo /al gusto di pollo -> Più dello 0% ma meno del 4%
  • Con pollo -> Almeno il 4%
  • Ricco di pollo / con più pollo/ alto contenuto in pollo -> Almeno il 14%
  • Pollo -> almeno il 26%

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