Originaria delle Americhe e successivamente abitante di tutti continenti, la nutria è spesso associata ai danni che causa alle colture agricole e al centro della questione venatoria rivolta verso essa stessa. Per conoscere più a fondo la storia della nutria e le sue peculiarità vi invitiamo a leggere il seguente articolo. Buona lettura!
Caratteristiche e origini della nutria
La nutria (Myocastor coypus) è un mammifero roditore semi-acquatico appartenente al genere Myocastor e alla famiglia Myocastoridae. É conosciuta con diversi nomi, quali per esempio castoro di palude o topo d’acqua ma non è da confondere né con il castoro né con il topo in quanto appartenenti a famiglie diverse. Infatti, la nutria attualmente è l’unica specie vivente appartenente al genere Myocastor. É caratterizzata da grandi dimensioni, con lunghezza che va da 70 a 106 cm circa (coda inclusa) ed un peso compreso tra i 5 e i 17 kg. Solitamente gli animali più grandi e pesanti sono i maschi, ed è quindi presente un certo dimorfismo sessuale. La nutria, essendo un roditore, presenta dei denti incisivi lunghi, larghi e robusti che gli permettono di avere una potente forza masticatoria. Originaria del Sud e del Centro America ha poi rapidamente popolato tutto il mondo. Si adattano ad una grande varietà di habitat ma solitamente preferiscono la presenza di acqua, non è quindi difficile trovarle in prossimità di laghi, fiumi, paludi, stagni, canali di drenaggio e altri bacini idrici.
Diffusione in Italia
L’arrivo della nutria in Italia risale alla prima metà del ‘900, introdotta inizialmente in Piemonte. Impiegata per la produzione di pellicce, il suo allevamento prese rapidamente piede, specialmente nelle regioni settentrionali della Penisola. Negli anni ’70 però il mercato di pellicce entrò in crisi e gli allevatori, al posto di affrontare i costi di abbattimento, decisero di liberare le nutrie rimaste in allevamento in natura. Non venne considerata però la capacità che questi animali hanno di adattarsi a diversi habitat e di colonizzare velocemente un’area, ed è così che si formarono le prime colonie di nutrie in Italia. Con il passare degli anni il numero di nutrie in Italia è aumentato sempre di più, tanto da essere considerata specie indesiderabile sul territorio nazionale ed essere inserita dalla IUCN tra le specie aliene più invasive al mondo. Da un’analisi condotta da Coldiretti nel 2016 si stima infatti che solo in Lombardia siano presenti più di 700 mila esemplari di nutria, addirittura a Lodi e Mantova si conta un esemplare ogni due abitanti.

Danni e rischi biologici
Essendo una specie invasiva la nutria porta con sé diverse problematiche. In primo luogo, le loro tane, costruite lungo le rive di fiumi e dighe, causano l’instabilità di quest’ultime determinando gravi problemi. Inoltre, nutrendosi di rizomi e germogli di piante palustri, porta alla distruzione della vegetazione e all’erosione di habitat palustri. Alterando gli habitat naturali minano la sopravvivenza di rare specie acquatiche, quali uccelli, pesci e invertebrati. In Italia, per esempio, la distruzione di gran parte delle ninfee nelle Valli di Argenta ad opera delle nutrie ha portato al declino dell’allevamento del Mignattino piombato (Chlidonias hybrida). Inoltre, la nutria si nutre anche di colture agricole destinate al consumo umano e animale, come le barbabietole da zucchero, mais, patate e altre ancora, rappresentando dunque un problema anche per il settore agro-zootecnico.
Un altro fattore di rischio rappresentato dalla nutria, secondo il Piano di Gestione nazionale della nutria, è quello legato alla questione sanitaria e al rischio biologico. Secondo il piano, infatti, la nutria rappresenterebbe il serbatoio naturale per il batterio della Leptospirosi, agendo quindi come vettore biologico attivo del patogeno. É da qui che nascono i piani di controllo ed eradicazione delle specie invasive, esistenti anche per le nutrie, questioni spesso dibattute e che comprendono diversi punti di vista.
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