La foca monaca mediterranea (Monachus monachus, Hermann 1779) è l’unico pinnipede che abita il Mar Mediterraneo ed è la specie di foca più minacciata. Infatti al giorno d’oggi ne restano circa 700 individui ma la popolazione sembra essere in ripresa.
Chi sono i Pinnipedi
I Pinnipedi sono i Carnivori presenti sulla Terra che più di tutti si sono adattati alla vita in mare in quanto ne rappresentano il ramo evolutivo che in un determinato periodo evolutivo (Oligocene, circa 30 milioni di anni fa) si è specializzato per la vita nell’ambiente acquatico.
Morfologia della foca monaca mediterranea
La foca monaca mediterranea è un Focide di taglia medio – grande. La lunghezza si attesta tra i 240 e i 250 cm circa. I cuccioli alla nascita misurano circa 1 metro di lunghezza e 15-25 kg di peso. Una foca monaca adulta può raggiungere un peso compreso tra i 240 e i 300 kg. Nella specie si nota un dimorfismo sessuale sia dal punto di vista del peso (le femmine sono solitamente più piccole e leggere), sia dal punto di vista del colore del mantello. I maschi adulti appaiono di colore nero con una grande chiazza bianca sul ventre che è unica per ogni individuo. Le femmine adulte sono solitamente marroni o grigie, con la parte ventrale del corpo che mostra una colorazione più chiara.

(Crediti foto Harry Thomas)
Alimentazione
L’alimentazione è prevalentemente carnivora e le analisi dei contenuti stomacali delle foche monache mediterranee indicano che si nutrono di una grande varietà di prede come Pesci ossei e cartilaginei (tra cui triglie, sparidi, mugilidi, cernie, carangidi, boghe, salpe, dentici, murene, gronchi, anguille e razze), Crostacei e Cefalopodi.

(Crediti foto Jannik Peters)
Distribuzione
Un tempo era distribuita in tutto il Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e nelle acque dell’Oceano Atlantico settentrionale, dalla penisola di Cabo Blanco nel sud del Marocco alla Spagna settentrionale, incluse le Isole di Madeira, Azzorre e Canarie. Sempre più individui però sono osservati lungo le coste mediterranee lontano dalle colonie, segno che questo pinnipede sta riconquistando territori nei quali viveva in passato. Le foche monache sono state sfruttate dall’uomo fin dalla preistoria. Lo sfruttamento è stato particolarmente intenso durante l’epoca romana e in alcune aree come le Isole Canarie, Madeira e la baia di Dhakla nel Sahara occidentale durante il Medioevo, quando le foche monache erano sfruttate commercialmente. La specie ha continuato ad essere perseguitata dai pescatori durante il XX secolo e ciò l’ha portata alla scomparsa dalla gran parte delle zone che occupava.

Minacce e conservazione
Le principali minacce per questa specie al giorno d’oggi sono il deterioramento dell’habitat, l’uccisione volontaria, il bycatch (ossia la pesca involontaria), la diminuzione delle risorse trofiche ed eventi stocastici. Misure di conservazione possono includere sicuramente la protezione degli habitat, la mitigazione del conflitto tra predatore e pescatori, un aumento della ricerca scientifica sia sul campo che dal punto di vista genetico in laboratorio, incontri divulgativi con la popolazione e salvataggio e riabilitazione delle foche debilitate e/o orfane.
Avvistamenti in Italia
Per quanto riguarda gli avvistamenti di foca monaca mediterranea in Italia, si può notare un aumento significativo di segnalazioni negli ultimi anni e questo aumento può essere dovuto ad una maggiore attenzione delle persone nei confronti della salvaguardia dell’ambiente ma anche ad una possibile ricolonizzazione di territori nei quali questo pinnipede un tempo era già presente e dai quali, a causa delle persecuzioni da parte dell’uomo, si è estinta. Questo Pinnipede era fino a qualche decennio fa piuttosto comune lungo le coste frastagliate del Tirreno, in particolare della Sardegna, e del Medio e Basso Adriatico. A riprova della sua passata diffusione, sono conosciute diverse denominazioni con le quali è nota presso le popolazioni costiere: “bove di mare” nell’Alto Tirreno, “foca”, “bai”, “vitellu marinu” in Sardegna, “foca marina” in Calabria, “vacca di mare” o “bove di mare” in Sicilia, “bue marino” o “foca bianca” in Puglia. La sua presenza ha suggerito il nome di diverse località costiere: numerose le grotte del bue marino, ce ne sono quattro nella sola Sardegna, la più famosa delle quali nel Golfo di Orosei e poi una in Sicilia presso l’isola di Filicudi (arcipelago delle Isole Eolie) e una in Puglia, nell’Isola di San Domino (arcipelago delle Isole Tremiti). Sempre in Puglia, e questa volta nel Salento, c’è la Grotta della Foca e la Caverna della Monaca.

(Crediti foto ISPRA / AMP Isole Egadi)