I gatti domestici sono stati tradizionalmente considerati solitari, per origine degli antenati selvatici, ed essendo entrati nelle case delle persone non prima di 2 secoli fa, la loro capacità cognitiva sociale potrebbe essere stata sottovalutata. Ad oggi si definiscono animali relazionali, data la loro flessibilità di realizzare relazioni sociali quando le risorse sono sufficienti e, quando non lo sono, di vivere in solitario.
Storia di domesticazione
Come i cani, i gatti hanno iniziato a vivere in associazione con l’uomo nei tempi antichi, anche se la storia di addomesticamento dei cani è più lunga. I gatti, invece, hanno una storia di domesticazione più breve, le sepolture condivise risalgono a Cipro circa 14 000 anni fa. Overall ha stimato che una prima domesticazione del gatto sia avvenuta circa tra 6000 e 10000 anni fa e spesso si dice che abbia avuto un’auto-domesticazione, sfruttando i granai degli uomini per cacciare i roditori. Questo processo è nato infatti da una relazione mutualistica stabilita tra uomo e gatto, con i gatti selvatici che imparavano a sfruttare l’ambiente umano, nutrendosi di roditori attratti dalle scorte umane di cereali e cereali e di scarti alimentari trovati negli insediamenti umani. Questi fattori uniti all’atteggiamento tollerante degli esseri umani nei loro confronti, potenzialmente dovuti al riconoscimento della loro utilità nel tenere a bada i roditori, avrebbero contribuito al rapido processo di addomesticamento di questa specie.
Cosa si intende per comunicazione sociale?
È un processo attraverso cui il comportamento di un individuo influenza quello di un altro sia che appartengano alla stessa specie, sia che siano di specie differenti. È essenziale per la formazione e il mantenimento di una relazione sociale stabile. I metodi principali di comunicazione sono quella olfattiva, uditiva, visiva e tattile.
La comunicazione può essere intraspecifica, se avviene tra individui della stessa specie , o interspecifica, quando avviene tra specie diverse e che prevede quindi uno scambio di informazioni e la comprensione delle stesse.

I gatti domestici trascorrono gran parte del loro tempo con gli esseri umani. Da qui nasce la necessità di sviluppare una comunicazione interspecifica che comprenda non solo la lettura dei segnali emessi dalle persone ma anche producendone a loro volta, imparando così a vivere in maniera coesa e che il gruppo, se stabile e portato avanti in maniera pacifica, può trarre vantaggio.
Come comunicano i gatti con gli esseri umani?
I gatti domestici utilizzano particolari segnali visivi e vocali quando interagiscono con le persone. Ad esempio quando i membri del proprio gruppo familiare rientrano in casa dopo un periodo di assenza, i gatti tendono ad alzare la coda in posizione verticale, come segno di interazione positiva, e si strofinano sulle gambe. Mediante lo strofinamento, parte della comunicazione tattile, i gatti acquisiscono ormoni e rilasciano il loro odore, questo scambio serve a rafforzare il legame e a identificarsi come amici. Sempre per quanto riguarda la comunicazione visiva è stato studiato (Humphrey et al. 2020) un particolare fenomeno che prevede la successione di semi-battiti di ciglia seguita da un prolungato restringimento o chiusura dell’occhio, (sequenza lenta di battito di ciglia) adottata per facilitare la comunicazione emotiva positiva tra gatti e umani. Infatti quando persone precedentemente sconosciute iniziano tale lampeggiamento, i gatti tendono ad avvicinarsi loro con più facilità.
I gatti domestici sono anche in grado di:
- riconoscere lo stato di attenzione umana (Mertens e Turner 1988; Ito et al. 2016; Vitale e Udell 2019);
- leggere l’espressione emotiva umana (Merola et al. 2015; Galvan e Vonk 2016; Quaranta et al. 2020);
- utilizzare segnali diretti dall’uomo, come il puntamento (Miklósi et al. 2005; Kraus et al. 2014) e gazing (Pongrácz et al. 2019);
- possono anche usare il riferimento sociale, ovvero un processo in cui “gli animali guardano gli esseri umani quando affrontano situazioni sconosciute che sono difficili da interpretare e agiscono in conformità con le reazioni emotive positive o negative dell’informatore”. (Merola et al. 2015).

In merito alla comunicazione uditiva invece è risaputo che i gatti vocalizzano maggiormente con le persone che con i conspecifici. In particolare è stato dimostrato che i gatti:
- emettono specifiche sollecitazioni, le fusa, al proprietario durante l’alimentazione (McComb et al. 2009);
- sono in grado di distinguere tra un proprietario e la voce di uno sconosciuto (Saito e Shinozuka 2013), e distinguere il loro nome da parole dal suono simile (Saito et al. 2019);
- abbinare un volto umano alla voce corrispondente (Takagi et al. 2019).
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