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In allevamento anche l’aria è importante: ecco perché!

La redazione di Vet’s Pills ha intervistato la Dottoressa Marcella Guarino, professoressa e ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Agrarie – Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali. I temi affrontati dalla Dott.ssa Guarino durante le sue ricerche sono incentrati sulla qualità dell’aria nei ricoveri e sulle tecniche di mitigazione delle emissioni provenienti da allevamenti per migliorarne la sostenibilità. In particolare, il progetto che la vede oggi coinvolta si chiama APPROAch, finanziato dalla Regione Lombardia, che ha come obiettivo quello di migliorare la qualità dell’aria nelle aziende suinicole attraverso l’adozione di dispositivi per il trattamento dell’aria già provati e utilizzati in altri contesti.

Perché è così importante ridurre la concentrazione di ammoniaca e particolato all’interno della porcilaia?

È importante per ridurre l’impatto ambientale dell’attività zootecnica, poiché l’ammoniaca emessa promuove la formazione di particolato atmosferico (PM) secondario che, insieme all’ammoniaca stessa, può essere causa di patologie respiratorie, incrementi ponderali giornalieri ridotti, riduzione del benessere animale e, nei casi più gravi, mortalità.

Quali sono i principali vantaggi nell’utilizzo di questi sistemi filtranti?

Il principale vantaggio è sicuramente un miglioramento nella qualità dell’aria. In quanto esseri viventi noi mangiamo, beviamo e respiriamo e, pertanto, l’importanza dell’aria non può né deve essere trascurata, ma dobbiamo invece considerarla come uno degli input fondamentali per noi e per gli animali.

Come funzionano i sistemi di abbattimento di questi agenti inquinanti?

Stiamo lavorando con due tecnologie: un filtro a secco, già utilizzato nel settore della panificazione per abbattere le polveri, costituito da una serie di filtri che trattengono particelle di diverso diametro.          
La seconda tecnologia prevede invece l’introduzione di uno scrubber: stiamo utilizzando un prototipo provvisto di due serbatoi, di cui il primo contenente acqua, mentre il secondo acido citrico. L’aria viene aspirata dallo scrubber e indirizzata nel primo serbatoio dove l’acqua ha lo scopo di abbattere il particolato. All’interno del secondo serbatoio l’acido citrico si lega all’ammoniaca, formando citrato di ammonio e abbattendo così la concentrazione e le emissioni in ambiente. L’aria trattata, così pulita, viene dunque reimmessa all’interno del capannone.

È possibile l’utilizzo di questi sistemi in altri tipi di allevamenti?

Sicuramente sì, soprattutto negli allevamenti avicoli che lavorano in capannoni chiusi. Nei ricoveri aperti per bovini risultano invece poco funzionali. Stiamo testando le tecnologie in allevamenti suinicoli a ventilazione naturale, e precisamente durante la fase di ingrasso (70-160 kg), dove questa tipologia di ventilazione risulta essere la più diffusa.             
Lo scrubber, invece, è già utilizzato nel nord Europa in allevamenti che operano in ventilazione forzata. In questo caso però lo scopo non è quello di migliorare l’aria presente all’interno del ricovero, ma esclusivamente di abbattere le emissioni.

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